Stati Uniti ed Europa - Le conseguenze delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente
Navi occidentali colpite e prezzi delle armi in aumento
Gli Stati Uniti e i loro alleati stanno affrontando le conseguenze del loro sostegno incondizionato alla guerra israeliana contro la Striscia di Gaza e alle recenti provocazioni contro l'Asse della Resistenza guidato dall'Iran.
Il 15 gennaio, il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane (IRGC) ha lanciato quindici missili balistici contro obiettivi in Iraq e Siria, dichiarando che si trattava di un attacco di rappresaglia in risposta agli attentati di Kerman e agli omicidi recenti di "elementi della resistenza", tra cui l'alto comandante della Forza Quds Razi Mousavi. Gli attacchi in Iraq hanno preso di mira la città di Erbil, capitale della regione autonoma settentrionale del Kurdistan e un punto cruciale dell'influenza statunitense in Medio Oriente. Secondo l'IRGC, è stata colpita una presunta base dell'intelligence israeliana e i raduni dei "gruppi terroristici" anti-Iraniani.
Negli attacchi è stato ucciso un imprenditore curdo, Peshraw Dizayee, che sarebbe stato responsabile dell'esportazione illecita di petrolio iracheno verso Israele, insieme a un altro imprenditore identificato come Karam Mikhaìl, un angloiracheno.
Sebbene gli Stati Uniti abbiano dichiarato che nessuna struttura americana è stata attaccata, hanno ammesso che tre droni sono stati abbattuti sopra l'aeroporto internazionale di Erbìl, che ospita le truppe statunitensi.
Sono stati segnalati anche impatti nella base aerea di al-Harir, situata a nord-est di Erbìl. In Siria, l'IRGC ha attaccato obiettivi di Hay'at Tahrir al-Sham, affiliato ad al-Qaeda, e del Partito Islamico del Turkistan nella regione nord-occidentale di Idlìb. Sono stati segnalati diversi impatti nella città di Talteta, una roccaforte di entrambi i gruppi terroristici pare ci siano state anche delle vittime.
Il 16 gennaio, l'IRGC ha effettuato un nuovo round di attacchi, questa volta contro le posizioni del gruppo terroristico Jaish al-Adìl nella provincia pakistana sudoccidentale del Balochistàn. Il Pakistan ha condannato l'attacco definendolo una "violazione non provocata del suo spazio aereo". Tuttavia, l'Iran ha dichiarato che gli attacchi sono stati effettuati per autodifesa.
La rappresaglia iraniana ha coinciso con un'altra serie di attacchi da parte degli Houthi (Ansar Allah) nello Yemen, un altro membro dell'Asse della Resistenza. Gli attacchi anglo-americani del 12 gennaio nello Yemen non sono riusciti a scoraggiare il gruppo, che ha risposto il 15 gennaio attaccando una nave di proprietà degli Stati Uniti, la MV Gibraltar Eagle, nel Mar Rosso con un missile antinave. Un'altra nave, la MV Zografia, è stata colpita il 16 gennaio. Secondo quanto riferito, la MV Zografia stava navigando verso Israele. Precedentemente all'attacco alla nave, una serie di attacchi statunitensi aveva colpito lo Yemen.
Sempre il 16 gennaio, l'esercito statunitense ha riferito che la Marina ha sequestrato componenti di missili di fabbricazione iraniana destinati agli Houthi. I missili sono stati trovati su una nave nel Mar Arabico, fermata l'11 gennaio. Durante l'operazione, due Navy SEAL sono scomparsi. La loro sorte rimane sconosciuta.
Nel complesso, sembra che l'Iran e i suoi alleati abbiano deciso di intensificare i loro attacchi di rappresaglia. Ciò aumenterà la pressione sugli Stati Uniti e sui loro alleati in Medio Oriente, compreso Israele. Se la guerra a Gaza si protrae, potrebbe sfociare in una guerra totale nella regione.
Mentre gli Stati Uniti hanno trasferito il peso del sostegno all'Ucraina all'Europa, i Paesi europei stanno annunciando nuove azioni. Queste azioni sono accompagnate da una vasta campagna mediatica che cerca di diffondere la minaccia di un attacco russo ai Paesi della NATO, anche se questa minaccia non ha nulla a che vedere con la realtà.
Parigi ha dichiarato che le forniture di armi a Kiev non possono essere interrotte, nonostante le continue sconfitte dell'esercito ucraino. Questo perché Mosca, Teheran e Pyongyang stanno osservando attentamente l'unità e la disponibilità dell'Europa nel sostenere l'Ucraina.
Nel 2024, Parigi consegnerà all'Ucraina un altro lotto di 78 unità di artiglieria semovente Cesar. L'Ucraina ha firmato un contratto con il produttore Nexter, ma finora ne sono stati ordinati solo sei nel settembre 2023. L'azienda dispone di fondi propri per la produzione di queste installazioni, ma sta cercando anche opportunità di "finanziamento collettivo" per fornire decine di sistemi di artiglieria. Inoltre, Parigi ha promesso di consegnare all'Ucraina 40 missili aerei guidati nella prima metà dell'anno e ha annunciato di triplicare la produzione di proiettili da 155 mm.
Tuttavia, il complesso militare-industriale francese dovrà lavorare duramente. Un senatore francese ha denunciato che Parigi produce in un anno tanti proiettili quanti ne spende l'esercito ucraino in pochi giorni. Secondo il senatore, la Francia produce solo 20.000 munizioni all'anno, mentre l'Ucraina ne consuma fino a 8.000 al giorno. Il senatore ha concluso affermando che la Russia sta producendo il doppio delle munizioni e che la produzione nazionale ed europea è "estremamente bassa", mentre l'economia "non risponde alle aspettative".
La Francia sostiene Kiev non solo con armamenti, ma invia anche combattenti esperti sui fronti ucraini. Nonostante ciò, l'esercito russo sta affrontando con successo questa sfida. Dopo l'attacco recente a Kharkiv, sono stati uccisi e feriti circa 80 mercenari stranieri, principalmente cittadini francesi.
Allo stesso tempo, anche la Germania sta incontrando difficoltà nel trovare nuove fonti per l'Ucraina. Il Parlamento tedesco ha respinto la richiesta insistente di Kiev di fornire missili da crociera Taurus. I Paesi europei continuano a stanziare fondi per l'esercito ucraino, ma non esistono prezzi fissi per le armi. Il costo del proiettile da 155 mm, molto richiesto, continua ad aumentare e potrebbe presto diventare cinque volte più costoso rispetto al 2022. Nessun Paese è disposto a condividere qualcosa gratuitamente. Le continue forniture occidentali non mirano a dare a Kiev un vantaggio sul fronte, ma contribuiscono solo a prolungare il conflitto.
L'Europa è costretta a sostenere Kiev, almeno fino a quando gli Stati Uniti, il principale beneficiario, non avranno stabilito le proprie priorità strategiche.
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