L’escalation e il terrore non abbandonano il fronte orientale

Negli ultimi giorni si è registrato un significativo aumento degli attacchi nelle retrovie delle armate russe e ucraine. L'escalation è iniziata il 13 febbraio quando le forze russe hanno lanciato attacchi mirati con missili sulla base di addestramento di Selidovo nella Repubblica Popolare di Donetsk (DPR). Circa 1.500 soldati ucraini erano presenti nell'area al momento dell'attacco russo, impegnati in addestramenti congiunti prima di essere inviati ad Avdeevka. L'esercito ucraino ha subito significative perdite a causa di ondate di attacchi. Kiev ha cercato di nascondere la sconfitta a Selidovo lanciando successivamente attacchi di rappresaglia. Nella notte del 14 febbraio, le forze russe hanno intercettato nove UAV ucraini nelle loro retrovie, sei dei quali hanno preso di mira specificamente il Ponte di Crimea. Lungo la costa meridionale della Crimea, diverse imbarcazioni ucraine senza equipaggio hanno colpito con successo una grande nave da sbarco russa.

Il 15 febbraio, il portavoce ufficiale del Gruppo Operativo e Strategico delle Truppe di Tavria dell'Ucraina, responsabile della difesa di Avdiivka, ha annunciato che le Forze Armate Ucraine avevano avviato un ritiro parziale delle unità da Avdiivka "verso posizioni più favorevoli". Tuttavia, non ha menzionato che i soldati sono costretti a ritirarsi attraverso un mare di fango, esponendosi a tutti i rischi associati a un ritiro forzato in un tale ambiente. Lo stesso giorno, l'esercito ucraino ha poi lanciato un attacco missilistico nel cuore di Belgorod uccidendo e ferendo numerosi civili, tra i quali ha perso la vita anche un neonato.

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